Il trapianto di fegato

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Il trapianto di fegato

Il trapianto di fegato rappresenta il trattamento principale per pazienti affetti da HCC non resecabile, ed in molti casi anche per quello resecabile, se sussistono condizioni di peggioramento della funzione epatica associata al tumore, in ragione della cirrosi concomitante.

Il trapianto di fegato è la terapia più “radicale” in assoluto contro l’HCC in quanto permette l’asportazione contemporanea sia della malattia tumorale che della cirrosi epatica sottostante, ovvero del principale fattore di rischio che potrebbe favorire lo sviluppo di un nuovo tumore o di una recidiva successiva ai trattamenti descritti più sopra. Il trapianto di fegato è l’unico trapianto di organi solidi autorizzato per la cura di un tumore; l’indicazione a trapianto per HCC si è andata sempre più affermando negli anni e attualmente in Italia poco meno della metà del totale dei trapianti di fegato sono eseguiti per curare questo tumore.

Essendo l’opzione del trapianto limitata dalla disponibilità degli organi, esistono dei criteri di selezione e di priorità volti ad offrire questa terapia a chi ne può trarre maggiore beneficio, cioè a chi ha più alte probabilità di guarigione a lungo termine dopo il trapianto.

Un famoso studio del 1996, condotto dal nostro gruppo di lavoro presso l’Istituto dei Tumori di Milano, ha aperto la strada alla cura dell’HCC con il trapianto, stabilendo dei precisi criteri di selezione dei pazienti che possono guarire con alta probabilità grazie a questo intervento.

Essi sono denominati “Criteri di Milano” e continuano a permettere la selezione dei pazienti con HCC in tutto il mondo, consentendo di offrire alle persone malate il trapianto come alternativa di cura definitiva. I Criteri di Milano, che si basano su parametri morfologici del tumore come il numero e le dimensioni dei noduli neoplastici, sono i seguenti:

  • HCC che si presenta come nodulo singolo di diametro non superiore a 5 cm oppure fino a un massimo di 3 noduli, ciascuno di diametro non superiore a 3 cm;
  • assenza di metastasi al di fuori del fegato;
  • assenza di invasione vascolare del tumore (ossia assenza di trombosi della vena porta).

Schema del trapianto di fegato (le “anastomosi” illustrate sono i punti di riconnessione delle strutture del fegato donato alle sedi anatomiche presenti nel paziente ricevente: vena porta, arteria epatica, vena cava e dotto biliare)
Fonte: Johns Hopkins Medicine 

Tuttavia, è spesso possibile candidare a trapianto anche pazienti con tumori oltre i Criteri di Milano, a condizione che le terapie locali anti-tumorali riescano a ridurre l’estensione iniziale del tumore, riportandolo quindi all’interno dei Criteri di Milano (strategia di “downstaging”, cioè di “retro-stadiazione”).

Le terapie che possono essere applicate nel caso di downstaging pre-trapianto possono essere chirurgiche (resezione) o locoregionali (termoablazione, chemioembolizzazione o radioembolizzazione, descritte più sotto). Se queste terapie determinano la riduzione del tumore, il risultato di un successivo trapianto è paragonabile a quello dei pazienti trapiantati per un tumore i cui parametri rientravano fin da subito all’interno dei Criteri di Milano. L’efficacia di questa strategia è stata dimostrata in modo inequivocabile in uno studio condotto in molti  Centri Trapianto italiani, coordinato dal nostro gruppo di lavoro dell’Istituto dei Tumori di Milano.

I risultati del trapianto per HCC dipendono dalla “quantità di tumore” presente nel fegato e dalla sua aggressività biologica. Nel tempo sono stati elaborati vari “modelli di prognosi”, cioè calcolatori in grado di prevedere il risultato del trapianto per HCC in base alla estensione del tumore misurata con una TAC o con una RMN, esami radiologici eseguiti prima del trapianto.

Uno dei calcolatori più utilizzati, elaborato sulla base dei dati di centinaia di pazienti trapiantati in tutto il mondo, permette di stabilire il risultato del trapianto valutando il numero di noduli presenti nel fegato, il loro diametro massimo e il livello dell’alfafetoproteina, il marcatore tumorale dell’epatocarcinoma. Questo calcolatore, chiamato “metroticket” perché impostato come se si dovesse calcolare il costo di un biglietto per un viaggio in metropolitana, progressivamente più alto quanto più lungo è il percorso, definisce il “costo” in termini di rischio di insuccesso del trapianto sulla base dell’estensione del tumore al momento del trapianto stesso.

Oltre ai fattori oncologici descritti, esistono anche condizioni non-oncologiche che possono escludere il paziente dalla possibilità di trapianto, di cui le principali sono:

  • storia di malattia tumorale di altro tipo (non epatico);
  • infezioni maggiori extra-epatiche in atto o non trattabili;
  • malattie a carico di altri organi che non consentono di superare con successo l’intervento;
  • patologia neuropsichiatrica in atto, su giudizio concordato con lo specialista psichiatra;
  • dimostrazione di non sufficiente aderenza alle terapie e alle indicazioni mediche proposte, verificata a seguito di analisi e di giudizio collegiale;
  • tossicodipendenza attiva.

Per i pazienti in lista d’attesa per trapianto o trapiantati all’Istituto dei Tumori è disponibile una guida semplice e di facile lettura che accompagna la persona durante i vari momenti di cura. 

Il calcolatore è disponibile per tutti all’indirizzo web http://www.hcc-olt-metroticket.org/

Il trapianto di fegato
Manuale informativo per i pazienti

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